Il tuo stare trasversale
sui miei strati,
parallelo al mio equilibrio,
è propagarsi di umori
a onde sinuose e distese
richiamo a spazi
di omessi e mutati impulsi.
Sto in mezzo ai tuoi sguardi
-sciame di luce che oscura i miei-
in equilibrio imperfetto;
sono chiari rumori di vita
che feriscono l'alterno sentire
di un ispessito ingresso ai suoni.
Tesse una trama invisibile
l'attesa a domande senza... leggi...
Impercettibili nebbie d'autunno
Emozioni sospese
a impercettibili nebbie d'autunno;
lieve le scioglie, il sole
in nuvole bianche e
in sussurri d'azzurro cielo...
e trasforma il crepuscolo
in aurora...... leggi...
Sapore d'ulivo
Carezze di vento
su fili grigio- argento,
perenne stagione
in un fermo- immagine
dai bordi di smeraldo,
mi vesto di vita e
d'un nuovo verde
incessante amore
dal sapore d'ulivo... leggi...
Ascolta, la sera
Di nascosto, ascolta
la sera
l'eco ammutolita
del giorno
-tepori cinti da vetri-
Su lastra di latta
s'affaccia
la luce della notte... leggi...
In cielo di sole caduto
Niente colori
in cielo di
sole caduto
-dammi le nuvole-
trattenuto respiro
in visioni
di
frammentate vicende
-pennelli volteggianti nel nulla-
immagini
non coese
strappano tela
a larghe trame
da tarlata cornice.... leggi...
Ninna- nanna
Drommi drommi e anninnia
fizu bellu 'e su coro
de anghelos su cantu
ti fettan cumpagnia.
Reposa e sonnos bellos
ti currant in sos ojos
chi durent tota notte
gai cras diventant giogos.
No as nudda 'e timire
si mama ti carignat
e si su male... leggi...
Desideri
Desideri,
pensieri appena abbozzati.
Crisalidi secche
farfalle non nate.
Stimoli di fughe
avvolti d'inedia.... leggi...
Madre
Le nubi nascondono i ricordi,
gli sguardi non sono più gli stessi:
dimensione nuova per l'oggi che non esiste
e l'ieri... leggi...
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Lia
Oralità nel vento
Sociale
E più non c’è l’oralità dei prati
né i nostri passi di latte nei canti colorati di soli:
come erano azzurre le ore del cielo dentro
quando dall’erba pendevano i sogni.
Chi ci spiega l’assenza dei fiori?
Dite: nel dov’è che siamo
giochiamo, noi che l’anima s’univa al verde, dite!
Negli astri, ora, cerchiamo
che lacrimano pace sul rosso dei nomi.
Disperse nubi nere di voci, avanziamo
nel domani che ha solo forma di vento.
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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Nota dell'autore:
«...ah, i bambini... i bambini...»
Commenti di altri autori:
«La poesia, a mio modo di vedere, alterna immagini di flash sul passato, con gli occhi del presente. Nostalgia e contemporaneità di vissuti si mescolano, lasciandoci con interrogativi esistenziali. Iconico sistema di poetica riflessiva ed evocativa allo stesso tempo.»
«E’ solo per colpa mia che di solito non riesco a comprendere (pur se talvolta le gusto) le poesie in stile moderno e piuttosto enigmatico di Lia. Ma questa volta credo di avere afferrato il senso della poesia: la poetessa, secondo me, confronta la fanciullezza con l’età matura; nella prima fase della vita si è legati alla terra, si colgono le bellezze dei prati, dei fiori, ecc., mentre nella seconda siamo portati ad alzare gli occhi verso il cielo, a preoccuparci maggiormente dello spirito (dato che la fisicità comincia a perdere dei colpi), facendoci trascinare dal vento che è nell’aria e che non sappiamo dove ci condurrà... Mi scuso se la mia interpretazione non è corretta.»
«Quando eravamo bambini noi i prati, i fiori pulsavano di vita, di sogni ... di speranze belle nel futuro, oggi, i poveri figli di questa polvere assurda, di questo deserto arido a chi rivolgono i sogni, dove prenderanno gli spunti ideali per crescere nel bene. E’ una poesia chiara per me, almeno per la mia visione di lettura. Comprensibile o no, questa autrice racconta sempre attraverso un linguaggio unico particolare e, sempre per come sono fatta io ... Bellissimo!»
«Credo che il pensiero magico dei bambini, la loro sconfinata fantasia che attribuisce anima e parole a tutto quello che li circonda, sia piuttosto penalizzato da questa società che non racconta loro più fiabe, che non li mette a contatto con la natura e nemmeno più tanto uno con l’altro, quando la comunicazione e il gioco a tu per tu e all’aperto sono sostituiti dall’uso del telefono e del computer... Magnifici versi, molto apprezzati!»
«...Carissima Lia, un po’ di anni or sono, mi trovavo sul traghetto che da Olbia sarebbe attraccato a Genova... per un contrattempo il traghetto si fermò al largo di Genova per due ore... durante quella sosta imprevista i bambini a bordo del traghetto si scatenarono, come tipico dei bambini, correndo sul ponte, schiamazzando e ridendo contenti come pasque per ingannare il tempo della sosta... le mamme, naturalmente, cercavano di richiamarli ma era praticamente impossibile... alcuni "adulti" incominciarono a lamentarsi e, d’un tratto, sentiii dire da una signora vicino a me: " Amare i bambini, bisogna a- mare i bambini...". Cara Lia ma chi è il Gramatius?»