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Antonio Terracciano

Sono un ex insegnante di scuola media (di francese) , e vivo nella cittadina in cui sono nato (a quindici chilometri a nord-est di Napoli) . Da giovane scrissi un centinaio di poesie (quasi tutte adesso da buttare) in versi liberi (e qualcuna anche quasi ermetica) , ma poi, dopo un letargo poetico ... (continua)


Antonio Terracciano
 Le sue poesie

La prima poesia pubblicata:
 
Nel battere di ciglia (05/05/2009)

L'ultima poesia pubblicata:
 
"Cum s’ha da fè sa ‘sti fioi? " (27/08/2021)

Antonio Terracciano vi propone:
 Viver da morto (24/06/2009)
 Favole (01/07/2017)
 Baudelaire (09/07/2010)

La poesia più letta:
 
Sexy (25/10/2009, 18021 letture)

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 il mese 01/06/2015

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Considerazione dell'autore
«Ho molto gradito (come sempre) tutti i commenti ricevuti, da quelli sostanzialmente concordi con il mio (un po’ crudo, ma non necessariamente disperato: a me a volte dà un senso di pace... eterna) sentire a quelli più critici (e mi scuso se sono andato contro le convinzioni di alcuni lettori o lettrici) . Ho trattato un argomento che, come scrive il Garbellini, di solito in poesia si cerca di evitare, e che non può essere approfondito troppo (soprattutto se si sceglie la forma stringata del sonetto), perché la poesia non è filosofia. Ringrazio pertanto particolarmente la (tra le altre cose) filosofa Carla Vercelli, che ha chiarito ciò che implicitamente io volevo intendere: non c’è molta differenza, in fin dei conti, tra il "De rerum natura" ("Come nel tempo passato noi non sentimmo nulla di doloroso, così, quando non saremo più, naturalmente nulla allora a noi potrà assolutamente accadere, né nulla potrà muovere la nostra sensazione, neppure se la terra si mescolasse al mare e il mare al cielo") e la "Bibbia", in cui si legge "Pulvis es, et in pulverem reverteris" . D’altro canto, è altrettanto vero che "nulla si crea e nulla si distrugge", per cui, come aveva intuito lo stesso Lucrezio, noi non ci saremo più, ma i nostri atomi continueranno a vivere ("Potrai facilmente convincerti che gli stessi atomi dei quali ora noi siamo formati spesso in precedenza siano stati posti nello stesso ordine nel quale si trovano adesso") .»
Inserita il 09/03/2018  

Antonio Terracciano

Lucreziana

Morte
Io nulla prima di venire al mondo
ero, son certo, e al nulla tornerò;
è inutile girare troppo in tondo:
è una questione chiara, e poi non so

penetrare di essa più nel fondo,
perché speranze, sogni, io non ho,
né mi va di passar, da vagabondo,
per cieli che qualcuno un dì creò.

Ed una volta attraversato il fiume
che separa la morte dalla vita,
non vedrò certamente alcun barlume

di ciò che sulla terra, progredita,
faranno tante genti, ché il mio lume
spento sarà, per epoca infinita.



Antonio Terracciano 08/12/2017 00:26| 6| 909

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

Nota dell'autore:
«Questa, probabilmente (molto probabilmente!), è stata la sorte toccata, fra gli altri, a mio padre, morto relativamente ancora giovane, sessantunenne, esattamente quarantuno anni fa (l’otto dicembre del 1976), e sarà - c’è da scommetterci! - anche la mia sorte.»


 
Commenti sulla poesia Commenti di altri autori:

«Versi profondi e pungenti per una riflessione sulla vita. Un argomento che nessuno vuol toccare per esigenze di sensibilità e di paura, ma qui in questi toccanti versi viene elaborata tutta la metamorfosi del passaggio tra la vita e la morte nel quale poi nulla rimane. Un argomento originale nel quale viene esposta una sequenza di particolari di assoluto interesse e importanza, un testo meritevole di ampi consensi.»
Club Scriveresergio garbellini (08/12/2017) Modifica questo commento

«Molto vera, profonda, ma lascia al lettore (a me) un senso di rassegnata "fine", senza nessuna speranza in una vita migliore, dopo questa fine... Capisco che non tutti abbiamo questo sentire
ma, quale significato avrebbe altrimenti la nostra vita?»
Club ScrivereFranca Merighi (08/12/2017) Modifica questo commento

«Lucida, ben scritta, rassegnata Poesia... L’Autore Terracciano espone in questi versi la propria visione della morte, o meglio di ciò che si aspetta ci sia dopo, lasciando bene intendere quale sia il suo pensiero. Si pone con umiltà e ragionevole dubbio, affermando che né da per scontato che nulla ci sia, né in ogni caso si crogiola in quelle che potrebbero essere tranquillamente false speranze. Prevale in ogni caso nettamente la visione pessimistica (e indubbiamente più tangibile).Nel complesso l’interpretazione che ne ho dato è questa, mi scusi il Poeta se ho frainteso. Ottima prova»
Rossi Alessio (08/12/2017) Modifica questo commento

«Versi molto profondi scritti molto bene riguardante la vita. Il poeta con questa riflessione ci indice ad essere anche cauti di fronte alla morte.»
Umberto De Vita (08/12/2017) Modifica questo commento

«C’è qualche filosofo contemporaneo che sostiene: pensare che le cose sono caduche, cioè pensare che dal nulla si originano per caso o sono create dal nulla da un Dio e di nuovo diventano nulla o ritornano "polvere" secondo la tradizione cristiana, pensare questo equivale a pensare che le cose sono nulla. Non c’è molta differenza, in questa concezione errata delle cose caduche, che permea tutto il pensiero occidentale, fra la visione "atea" di Lucrezio e una visione religiosa che pone invece come inizio e termine del mondo un Dio creatore ed eterno: le cose sono nulla. Forse è meglio pensare invece che tutto, proprio tutto, è eterno. Non si nega così il variare, il mutare, il divenire, ma si nega l’interpretazione errata del divenire.
Ottima»
Club Scriverecarla vercelli (08/12/2017) Modifica questo commento

«una profonda riflessione ed una toccante nota che nella triste sorte di mio Padre mi accomuna per l’anno e per l’età. "Polvere eri e polvere diventerai" questa è la fine del corpo. Dopo c’è la sorte dell’anima la speranza per noi credenti nella Fede a cui dobbiamo credere nonostante i seri dubbi che anche questo bravo Autore in bella rima richiama!»
Club ScrivereGiovanni Ghione (08/12/2017) Modifica questo commento

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