Come seme caduto nella polvere
acqua e sangue lo hanno nutrito
per sbocciare nella santità,
come seme maceratosi nelle intemperie
fra bufere e terremoti sociali
ha generato azione e voglia di riscatto
per ogni povertà, per ogni umiliazione
per ogni prepotenza della umana malvagità,
egli ha offerto il suo sorriso,
un paradisiaco accenno di cielo ha donato
ed è stato voce di quel vangelo
che impersonò alla sequela di Cristo.

Ma si sa, il seme muore
per dare vita ad un mondo migliore
alle piante proiettate al cielo
seppur radicate nell’ossigeno della terra.

Ecco siamo chiome che sfiorano le nuvole
ed indicano che i morti non sono morti
ma sono conformate nella gloria di Dio.

Ecco il fratello Pino, che rifulse nel mondo
ora è Luce, Fiaccola eterna in Dio
dopo aver sperimentato sul suo golgota
la crocifissione da parte dei malvagi,
di chi vedeva in Lui l’ostacolo al trionfo della prepotenza.

Ora il seme è albero del memoriale
pianta del pane e della gioia
perché ci ha insegnato quanto è divino
offrire la propria vita per il riscatto dei fratelli
dare il suo cuore per quel fascio di luce che ci anima
donare la propria lode alla Trinità che è in noi e fuori di noi.

Pregare con tutto il cuore è la nostra forza
per Caino ascoso nel suo tormento
e per coloro che, credendosi dèi del mondo,
hanno autorizzato lo scempio
affinché possano acquisire la saggezza della propria miseria
e ritrovare nel cuore Dio con loro,
quel paraclito che conduce al pentimento e ci conforta,
Gesù che accompagna lungo il cammino.

E dall’alto della Gerusalemme celeste
la luce del cosmo si materializzerà in un sorriso
in quell’accenno di cielo nel volto di don Pino Puglisi,
che è corpo di Cristo sacrificato e glorificato dal Padre.