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Antonio Terracciano

Sono un ex insegnante di scuola media (di francese) , e vivo nella cittadina in cui sono nato (a quindici chilometri a nord-est di Napoli) . Da giovane scrissi un centinaio di poesie (quasi tutte adesso da buttare) in versi liberi (e qualcuna anche quasi ermetica) , ma poi, dopo un letargo poetico ... (continua)


Antonio Terracciano
 Le sue poesie

La prima poesia pubblicata:
 
Nel battere di ciglia (05/05/2009)

L'ultima poesia pubblicata:
 
"Cum s’ha da fè sa ‘sti fioi? " (27/08/2021)

Antonio Terracciano vi propone:
 Viver da morto (24/06/2009)
 Favole (01/07/2017)
 Baudelaire (09/07/2010)

La poesia più letta:
 
Sexy (25/10/2009, 18021 letture)

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Considerazione dell'autore
«Sul rispetto dovuto alle parole (in qualunque lingua) si sofferma (non è la prima volta che lo fa) Umberto Eco, nell'ultimo numero dell'"Espresso" (n. 4 del 31 gennaio 2013) . Nella "Bustina di Minerva" scrive: "Da tempo immemorabile salto sulla sedia ogni qual volta leggo su giornali e riviste inaccettabili svarioni: può per esempio un quotidiano, come è avvenuto più di una volta, scrivere nella pagina culturale 'Beaudelaire' invece di Baudelaire? La mia generazione imparava dai giornali come si scrivevano certe parole, e imparava dallo speaker del giornale radio (...) che si diceva 'Cièrcil'e non 'Scerscìll'. (...) E' peraltro memoria storica il caso dell'annunciatrice che, credendola espressione inglese, ha pronunciato 'sine die' come 'sain dai' . (...) D'altra parte, sempre parlando di ignoranza, nel famigerato incontro Santoro- Berlusconi si è dibattuto a lungo su una confusione tra Bundes Bank e Deutsche Bank, salvo che tutti, dal conduttore al cavaliere, non pronunciavano 'doice' bensì 'doic' (con la 'c' dolce così come ormai si scrive 'c'a') . Certamente non è obbligatorio conoscere il tedesco, ma moltissimi che non lo parlano sanno almeno che non si pronuncia 'Freud' bensì 'Froid' . (...) Si noti che, malgrado tutte le critiche che si possono fare a Internet, con una breve visita a Wikipedia si può trovare il modo in cui si scrivono le parole straniere e che esistono siti in cui una voce gentile pronuncia nel modo giusto le parole che vi servono. "»
Inserita il 26/01/2013  

Antonio Terracciano

’Nu poco ‘e rispetto pe’ ‘e pparole!

Dialettali
’A camorra nun spara sulamente
a ll’uommene e a ‘e ffemmene ‘nnucente:
spara pure a ‘e pparole, overamente,
quann’’e tratta ‘nu poco malamente.

Chi dice ca vo’ bene a ‘sta città
po’ nun dà aurienza a chello ca ‘nce sta
dint’a ‘nu dizzionario, a l’onestà
’e tutte ‘sti pparole, a ‘a castità.

Però nun ‘nce vulesse quase niente,
cu ‘nu poco ‘e pacienza, certamente,
a scrivere ‘e pparole cummeniente
a chello ca ‘nce passa dint’’a mente.

’A lengua cerca sempe ‘a dignità,
e ‘sti ffiure nun l’avimmo ‘a fa’:
si chella scritta nun sapimmo ausa‘,
cuntentammoce sulo d’’a parla‘!




Antonio Terracciano 02/06/2012 00:12| 2| 2594

Creative Commons LicenseQuesta poesia è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.

Nota dell'autore:
«Penso che la poesia non abbia bisogno di traduzione. E’ una difesa (paradossalmente fatta proprio da me, un "napoletano" alquanto atipico) del dialetto partenopeo scritto, che vediamo sempre più spesso maltrattato, nelle cosiddette "canzoni neomelodiche", nelle pubblicità, nelle insegne dei negozi (per esempio: "a’ pizz" o "e’ guagliun") e purtroppo, spiace dirlo, anche in parecchie poesie, alcune delle quali presenti nel nostro sito. Perdonate lo sfogo di un (aspirante) purista!»


 
Commenti sulla poesia Commenti di altri autori:

«Nonostante io non conosca il dialetto napoletano, devo dire che anche senza l'aiuto della nota sono riuscito a capire il senso di questa poesia.
Poesia scritta molto bene e che ho apprezzato oltre che per la stesura anche per il contenuto, che condivido.
I dialetti vengono al giorno d'oggi storpiati e privati della loro purezza, ed è così per il napoletano ma anche, ad esempio, per il romano. E succede un po' dappertutto... nei film, nelle canzoni, nelle poesie, nelle insegne.
Purtroppo in questo caso predico bene e razzolo male... avendo scritto io stesso poesie in dialetto che non definirei affatto puro...
Poesia di ribellione e in certo senso di denuncia, molto apprezzata»
Rossi Alessio (02/06/2012) Modifica questo commento

«Il dialetto napoletano, quello sincero non quello forzato e "schiatta core",
è musica!
Pochi sono quelli capaci di mettere quella musica sul pentagramma.
Gerardo Cianfarani (03/06/2012) Modifica questo commento

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Dialettali
’Nu poco ‘e rispetto pe’ ‘e pparole!
Triato
"En c’è gnent en ‘ste giurnèl "
’O guajo ‘e Napule
"En s’pò gì avànt acsé "
"Cum l’è grand el mond! "
’O disco ‘e Napule
"I se sputèna tra d’lori "
"En s’trova mèi pèc "

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