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Ho viaggiato abissi del tempo,
ho patito nei gorghi segnati del vento,
ho taciuto angosce di noia possenti,
quando pioggia caduta col sole, solcava sul volto dolore
Ho lasciato tracce d'occhiate,
su visi arrivati e passati, come passa l’inverno e l’ estate,
senza mai un colore lasciare,
sulle pagine bianche del cuore
Passeggiato dei giorni l’ uguale, fra colline che sfiorano il mare,
nelle ore d’ un tempo inclemente, che lasciavano amaro tra i denti,
ho placato la sete più strana, abbracciando seccate fontane
Ho poggiato le stanche mia membra, su panchine corrose dai venti,
per badare, cercare, osservare con lente, le radici dei miei sentimenti,
s'eran saggi o solo incoscienti
Ho imprecato, mandato accidenti, a quei libri letti riletti, che mostravano
storie vissute carezzate da sogni avverati, a chi amore aveva trovato,
e godeva quel denso sapore, nei silenzi, al calare del sole
Quando solo, ovunque cercavo, un sorriso che fosse più vero,
due occhi padroni d'un cuore, una bocca a sopire da labbra l’arsura,
che donasse parola sincera
Una mano sottile leggera, che sapesse lasciare carezza,
che sapesse gettare quei semi, in solchi divelti del cuore,
dove basta un raggio di sole, per sbocciare colori d'amore
Che potesse incastrar nella mia, al mattino,
il giorno la sera,
nel poi dirmi, è già primavera | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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| «Soltanto l'illusione d'aver un giorno amato, cancella quel sapore, d'un gusto mai provato» |
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