Ci sentimmo grandi
quel giorno
io Toni e Giovanni.
Era da tanto che preparavamo
l'avvenimento.
Toni aveva già procurato
gli zolfanelli,
Giovanni il bocchino,
nel caso il fumo
fosse stato troppo forte;
a me toccava
procurare le sigarette.
A casa mia
abbondavano le sigarette.
Papà, finanziere al porto,
quando arrivava a casa
si spogliava della divisa
e svuotava le tasche.
Poggiava sei o sette
pacchetti di sigarette Americane
sul comodino,
chiudeva la porta
della stanza da letto
e le nascondeva.
Seguivo la scena,
ormai da giorni,
dal buco della serratura.
La visuale era ristretta,
e disdetta,
non riuscivo a vedere
dove le nascondeva.
La costanza è virtù dei forti
e fu premiata.
All'uscita da scuola
aspettai
Toni e Giovanni,
Loro erano un'anno più grandi
e stavano in terza media.
Mostrai il pacchetto,
"Pall Mall" senza filtro,
lunghe un kilometro.
Saltellando felici
e dandoci pacche sulle spalle,
ci avviammo
lungo i binari
della ferrovia Cumana.
Ci fermammo in uno spiazzo
dove non ci vedesse nessuno,
prendemmo una grossa
pietra a testa, e ci sedemmo in cerchio.
Con ansia crescente
tirammo fuori dalle cartelle
l'occorrente.
Chi accende per primo?
Chiese Toni!
Io, mi pare giusto;
le sigarette sono mie.
Toni strofinò
lo zolfanello sulla pietra,
infilò la fiammella
nel pugno dell'altra mano,
come vedevamo fare ai grandi.
Misi la sigaretta tra le labbra,
l'avvicinai,
e aspirai.
Un violento colpo di tosse
scaturì alla prima boccata,
e così a Toni
e così a Giovanni,
ci guardammo;
avevamo il viso rosso
e gli ochhi lacrimosi.
Che cazzata il fumare!
Nessuno dei tre smise,
forse perché ognuno
voleva apparire agli altri
grande.